a cura di Marco Giuliani e Nicolò Maccavino (2011)
L’Ottavo Libro «de Madrigali a Cinque» (Roma, 1618) di Pomponio Nenna, oltre a documentare, ancora una volta, l’’inquietante’ affinità del Nenna con compositori del calibro del Principe di Venosa e di Jean de Macque, si caratterizza per altre particolarità che riguardano aspetti inerenti l’intonazione dei testi, la scelta di ospitare composizioni di altri autori (anche di genere affine al madrigale), problemi di datazione oltre a questioni di ordine squisitamente musicale: disposizione delle cadenze, interpretazione musicale degli aspetti sintattici e semantici del testo, polifonia, ‘madrigalismi’ ed altro ancora. Tutti elementi che fanno di questo Libro un prezioso e interessante documento di repertorio e di storia del primo Seicento d’area partenopea, confermando, contemporaneamente, le doti di grande contrappuntista possedute dal Nenna, nonché la sua capacità di allinearsi (e da par suo) ai nuovi orientamenti della nascente sensibilità barocca.
Le vicende artistico-biografiche di Pomponio Nenna – già ben delineate negli studi di Keith A. Larson e di Angelo Pompilio – sono strettamente legate a quelle del principe di Venosa, e mai come prima, ad eccezione del Primo libro de madrigali a quattro voci del 1613, i brani che compongono l’Ottavo Libro de’ Madrigali a Cinque, stampato anch’esso postumo a Roma nel 1618, ne documentano l’estrema affinità. Ed uso il termine ‘estremo’ per almeno due motivi. Il primo perché si tratta, senza tener conto delle ristampe dei libri precedenti, della seconda e ultima raccolta di madrigali nenniani (peraltro l’unica a non esser ristampata) che vede la luce dopo la morte del compositore avvenuta a Roma il 25 luglio 1608; il secondo perché si è di fronte ad un ultimo atto di omaggio che il curatore della raccolta, Ferdinando Archilei, porgeva ovviamente al Nenna, di cui fa stampare la canzonetta «Quando l’alba novella» e quattordici nuovi magnifici madrigali, ma anche ad «alcuni altri virtuosi» le cui composizioni, come scrive lo stesso Archilei nella lettera dedicatoria datata « Roma li 30 di Novembre 1618», furono aggiunte «per meglio compir l’opra». Si tratta innanzi tutto del «Sig. Prencipe di Venosa», del quale si stampano per la prima volta le canzonette a cinque voci «All’ombra degli allori» e «Come vivi Cor mio», precedute, nell’ordine, dai madrigali «Quando mia cruda sorte» e «È così vago il pianto» di Gervasio/Girolamo Melcarne, virtuoso di chitarra spagnola, noto come il “Montesardo”. Ma non è tutto. Omaggio nell’omaggio fra i brani della raccolta, sono incluse le versioni realizzate dal musicista barese di due madrigali i cui testi erano stati musicati dallo stesso Gesualdo e da Jean de Macque. Mi riferisco ai madrigali «Sì gioioso mi fanno i dolor miei» e «Incenerit’è ’l petto», apparsi rispettivamente nel primo libro dei Madrigali a 5 voci del Principe, stampato a Ferrara nel 1594, e nel Sesto Libro de Madrigali A Cinque voci di Jean de Macque, edito a Venezia da Bartolomeo Magni nel 1613. Un simile accostamento non può ritenersi un fatto casuale; soprattutto in considerazione della recente (e definitiva) scoperta della data di nascita di Carlo Gesualdo, avvenuta a Venosa l’otto marzo 1566, cioè ben dieci anni dopo rispetto a quella del musicista barese, che di fatto riapre l’ipotesi che il Nenna possa essere stato davvero insegnante di Gesualdo oltre che compagno di gareggiamenti musicali, proprio come qualche anno prima lo era stato Jean de Macque, che il 1 ottobre 1586 firmò la dedica a Carlo Gesualdo delleRicercate et Canzoni francese a quattro voci.
Questo è l’elenco completo dei brani della raccolta nenniana curata dall’Archilei: 1) Leggiadra pastorella, prima parte; 2) Tosto ch’in don, seconda parte; 3) Rid’il Ciel, rid’il Sole; 4) All’apparir del Sole; 5) Già sospirai d’amore; 6) Incenerit’è ‘l petto; 7) Il Ciel ti guardi; 8) Piccioletta farfalla; 9) Lasso ch’io moro; 10) Tolse dal Ciel due stelle; 11) Donna, questo mio core; 12) Sì gioioso mi fanno; 13) Filli non voi ch’io dica; 14) O man candida e cara; 15) È così vago il pianto (di Gervasio Melcarne); 16) Quando l’alba novella (canzonetta); 17) Quando mia cruda sorte (di Gervasio Melcarne); 18) All’ombra degli allori (Del Sig. Principe di Venosa); 19) Come vivi cor mio (Del Sig. Prencipe (sic!) di Venosa).
Le vicende artistico-biografiche di Pomponio Nenna – già ben delineate negli studi di Keith A. Larson e di Angelo Pompilio – sono strettamente legate a quelle del principe di Venosa, e mai come prima, ad eccezione del Primo libro de madrigali a quattro voci del 1613, i brani che compongono l’Ottavo Libro de’ Madrigali a Cinque, stampato anch’esso postumo a Roma nel 1618, ne documentano l’estrema affinità. Ed uso il termine ‘estremo’ per almeno due motivi. Il primo perché si tratta, senza tener conto delle ristampe dei libri precedenti, della seconda e ultima raccolta di madrigali nenniani (peraltro l’unica a non esser ristampata) che vede la luce dopo la morte del compositore avvenuta a Roma il 25 luglio 1608; il secondo perché si è di fronte ad un ultimo atto di omaggio che il curatore della raccolta, Ferdinando Archilei, porgeva ovviamente al Nenna, di cui fa stampare la canzonetta «Quando l’alba novella» e quattordici nuovi magnifici madrigali, ma anche ad «alcuni altri virtuosi» le cui composizioni, come scrive lo stesso Archilei nella lettera dedicatoria datata « Roma li 30 di Novembre 1618», furono aggiunte «per meglio compir l’opra». Si tratta innanzi tutto del «Sig. Prencipe di Venosa», del quale si stampano per la prima volta le canzonette a cinque voci «All’ombra degli allori» e «Come vivi Cor mio», precedute, nell’ordine, dai madrigali «Quando mia cruda sorte» e «È così vago il pianto» di Gervasio/Girolamo Melcarne, virtuoso di chitarra spagnola, noto come il “Montesardo”. Ma non è tutto. Omaggio nell’omaggio fra i brani della raccolta, sono incluse le versioni realizzate dal musicista barese di due madrigali i cui testi erano stati musicati dallo stesso Gesualdo e da Jean de Macque. Mi riferisco ai madrigali «Sì gioioso mi fanno i dolor miei» e «Incenerit’è ’l petto», apparsi rispettivamente nel primo libro dei Madrigali a 5 voci del Principe, stampato a Ferrara nel 1594, e nel Sesto Libro de Madrigali A Cinque voci di Jean de Macque, edito a Venezia da Bartolomeo Magni nel 1613. Un simile accostamento non può ritenersi un fatto casuale; soprattutto in considerazione della recente (e definitiva) scoperta della data di nascita di Carlo Gesualdo, avvenuta a Venosa l’otto marzo 1566, cioè ben dieci anni dopo rispetto a quella del musicista barese, che di fatto riapre l’ipotesi che il Nenna possa essere stato davvero insegnante di Gesualdo oltre che compagno di gareggiamenti musicali, proprio come qualche anno prima lo era stato Jean de Macque, che il 1 ottobre 1586 firmò la dedica a Carlo Gesualdo delleRicercate et Canzoni francese a quattro voci.
Questo è l’elenco completo dei brani della raccolta nenniana curata dall’Archilei: 1) Leggiadra pastorella, prima parte; 2) Tosto ch’in don, seconda parte; 3) Rid’il Ciel, rid’il Sole; 4) All’apparir del Sole; 5) Già sospirai d’amore; 6) Incenerit’è ‘l petto; 7) Il Ciel ti guardi; 8) Piccioletta farfalla; 9) Lasso ch’io moro; 10) Tolse dal Ciel due stelle; 11) Donna, questo mio core; 12) Sì gioioso mi fanno; 13) Filli non voi ch’io dica; 14) O man candida e cara; 15) È così vago il pianto (di Gervasio Melcarne); 16) Quando l’alba novella (canzonetta); 17) Quando mia cruda sorte (di Gervasio Melcarne); 18) All’ombra degli allori (Del Sig. Principe di Venosa); 19) Come vivi cor mio (Del Sig. Prencipe (sic!) di Venosa).
Volume | Prezzo | Indice |
Pomponio Nenna, L’Ottavo libro de’ Madrigali a Cinque voci (1618), edited by Marco Giuliani and Nicolò Maccavino, 2011, pp. LXV, 130 | 41,60 € |